Come valorizzare un museo con un'app

23 giugno 2016 - 12:06

La nuova frontiera per i musei italiani è programmare un'applicazione mobile da mettere a disposizione del proprio pubblico, e molti dei bandi e dei finanziamenti degli ultimi mesi vertono proprio su questo argomento.


Se, da una parte, l'attenzione dei vari management verso questi sistemi di fruizione sia da considerare un fatto positivo, dall'altra rischia di essere un falsa soluzione ai molti problemi che affliggono i musei italiani. La parola spesso associata alla costruzione di una nuova app è valorizzazione, ovvero “l'esaltazione delle qualità di una persona o di cose, precedentemente trascurate”, stando alla definizione data dalla celebre Treccani, e molte applicazioni, in realtà, non permettano la sua piena realizzazione. Per come sono progettate, molte applicazioni impediscono una reale valorizzazione del patrimonio museale (e del museo stesso), rischiando di diventare soltanto una costosa operazione spot, buona per l'immediato, ma con scarsa progettualità per il futuro. Molte applicazioni, infatti, soffrono della struttura chiusa, ovvero l'applicazione è creata e gestita direttamente da chi lo sviluppa, mentre il museo si limita soltanto a fornire i contenuti; ogni aggiornamento dei contenuti deve, quindi, per forza essere delegato ai programmatori, i quali spesso sono scevri di cultura museale, e hanno anche il brutto difetto di ricevere un pagamento per i loro servigi! In più, raramente viene dato risalto all'applicazione all'esterno del museo, col risultato che spesso la conoscono soltanto i visitatori dello stesso.
La combinazione di questi due elementi comporta, molto spesso, che l'applicazione rimanga attuale solamente nei giorni della sua presentazione, ed in breve tempo si riduca al ruolo di mera guida del museo, alla stregua dei libretti cartacei acquistabili per pochi euro nelle librerie. Difficile immaginare una valorizzazione del museo così!
Con AmaMusei&AmaCittà abbiamo cercato di fornire una soluzione a questo problema, creando un'applicazione che possa essere amministrata direttamente dal personale museale, con l'obiettivo di fare della guida un sistema in costante crescita, capace di rispondere sempre alle tante attività che si svolgono all'interno del museo. In questa maniera, le molteplici tematiche del museo possono essere sviluppate con calma, con percorsi aggiunti nel corso del tempo, in un'ottica di creazione di un pubblico di ritorno, poiché interessato ai diversi punti di vista con cui osservare la collezione museale. Ci sono anche ulteriori vantaggi ad un'amministrazione aperta, come la possibilità di adeguare i testi delle guide alle nuove scoperte scientifiche o di creare schede ad hoc per eventuali mostre temporanee, senza contare i notevoli costi inferiori per l'attivazione dell'app, poiché la parte redazionale è delegata al museo, e quindi non deve essere pagata alla software house.
In conclusione, se l'apertura alle nuove tecnologie è un segnale importante da parte dei musei, bisogna prestare attenzione al tipo di applicazioni scelta, poiché il rischio di creare qualcosa di bello esteticamente, ma costoso e poco utile alla valorizzazione reale del museo, è molto alto. Privilegiare quindi le soluzioni che permettano di gestirsi i contenuti in maniera autonoma, per poter creare così una guida che cresca nel tempo, permettendo così la creazione di un pubblico di ritorno, interessato alle tante novità presentate attraverso l'app.