La centralità dei musei

2 marzo 2017 - 12:03

Nel recente dibattito sul turismo italiano, si è posto i musei, e più in generale la cultura, come possibile motore del suo rilancio. Purtroppo, i modelli di riferimento sono sempre stati quelli delle grandi istituzioni, senza considerare la complessa articolazione del mondo museale italiano, né le particolari caratteristiche dei Grandi Musei.


Questi ultimi si evidenziano per alcune peculiari specificità: un patrimonio fuori dall’ordinario, composto da elementi che sono alla base della moderna visione della civiltà occidentale, la loro collocazione in luoghi che sono (o sono stati) uno dei centri principali delle vicende europee sia per vicende storiche che immaginario culturale (come Pompei), o nuclei collezionistici la cui fama era nota anche prima dell’istituzione del museo stesso. Tutti questi elementi comportano una difficoltà nel riconoscere se sia il museo a dare lustro alla propria città, o se sia la città a dare lustro al proprio museo!

Fuori dal ristretto novero dei Grandi Musei, rimane difficile credere che un singolo museo possa avere un enorme potere attrattivo per il semplice fatto di esistere. Basti considerare che, più vengono meno le caratteristiche sopra riportate, e più le collezione tendono ad assottigliarsi e, tranne rari casi, ad assumere una connotazione locale. Nessuna tipologia di museo si esenta da questo processo di localizzazione, non è quindi un problema degli artistici o archeologici, ma anche scientifici, etnografici, ecc.
Si può quindi comprendere con facilità che collezioni localistiche non possono avere una reale capacità di attrazione per la maggior parte dei turisti, quindi l’idea di trattare un qualsiasi museo come fossero gli Uffizi o l’Egizio, decade.

Il legame col territorio

La particolarità dei piccoli e medi musei è quella di essere un’espressione diretta del territorio, sia per il proprio patrimonio, sia per i personaggi che hanno contribuito a formarlo nel corso della storia. In pratica, questi musei sono la più genuina espressione del legame delle varie popolazioni col luogo dove si è formata la propria identità di comunità.

La dimensione locale dei musei periferici, però, può avere un’ottima potenzialità. La particolarità di questi musei è proprio quella di essere un’espressione diretta del territorio, sia per il proprio patrimonio, sia per i personaggi che hanno contribuito a formarlo nel corso della storia. In pratica, questi musei sono la più genuina espressione del legame delle varie popolazioni col luogo dove si è formata la propria identità di comunità.
In un periodo come il nostro, dove la riscoperta del territorio è uno dei temi principali per il turismo italiano, i musei piccoli e medi dovrebbero occupare un ruolo centrale in qualsiasi progetto di valorizzazione; invece, spesso la riscoperta passa da belle viste, archi e edifici antichi, mentre i musei rimangono in secondo piano, quasi fossero accessori alla visita o una semplice attrazione come un’altra. Basta pensare che molti musei sono poco visibili, mal segnalati o appena suggeriti nelle mappe.

Come già accennato, in virtù del loro stretto legame col territorio, i musei periferici dovrebbero essere al centro dell’intero percorso di visita, come una sorta di punto d’incontro di tutte le possibilità del luogo. Bisognerebbe quindi ripensare l’attuale concezione di accoglienza e riorganizzare il sistema informativo in modo che il museo sia l’iniziale passaggio obbligato per la scoperta del territorio. Questa centralità avrebbe più vantaggi: dare una nuova importanza al museo (non più come istituzione ma come membro attivo della società), creare punti di riferimento precisi e scientifici nella scoperta del territorio, dare ai turisti una base ben riconoscibile dove trovare la maggior parte delle informazioni e in contemporanea avere un luogo dove dare spazio alle altre esperienze possibili sul territorio e dare una forte identità alla propria offerta culturale. Un nuovo sistema integrato dove dal museo ci si muove verso tutti gli altri attori del territorio, e gli altri attori spingono verso il museo.

Un nuovo modo di intendere il museo

L’importanza di avere musei al centro dell’offerta turistica, è quello di proporre percorsi con una propria, forte identità. Legandosi al patrimonio del museo, l’offerta infatti cambierà da paese a paese, da quartiere a quartiere, caratterizzandosi e differenziandosi.

Ponendo il museo al centro del turismo, è necessario ripensare alla narrazione del patrimonio museale, che non deve più esaurirsi al valore storico-culturale del bene in sé, ma deve spaziare fino oltre le mura del museo, riscoprendo la sua storia fisica (ritrovamento, donazione, provenienza, spostamenti, ecc.), e connettendola direttamente al territorio con percorsi ben congegnati; importante, inoltre, è non dimenticare le altre realtà del territorio, sia pubbliche e private, che bisogna segnalare in tutto il percorso. L’esempio più calzante è quello della collezione archeologica, i cui beni possono essere collegabili coi luoghi del ritrovamento, e nel corso del percorso dare visibilità a tutti gli altri protagonisti che si incontrano lungo la strada, magari collegandosi ad altri percorsi ed attività.

Porre al centro dell’offerta il museo, non significa, però, snaturarne la natura. Non bisogna immaginare che il museo accolga al suo interno collezioni diverse dalle proprie, in una sorta di poliedricità difficile da gestire. Significa, invece, far coesistere esperienze diverse all’interno del luogo fisico museo, mantenendone però l’identità originaria.
Tornando al nostro museo archeologico, si può tranquillamente discorrere di tradizioni culinarie al suo interno, si possono proporre degustazioni sulla strada verso i luoghi di rinvenimento del patrimonio, ma non si deve snaturare la sua identità archeologica, dando quindi troppa importanza a questi elementi esterni, o addirittura creando collezioni ibride archeologiche-culinarie.

L’importanza di avere musei al centro dell’offerta turistica, è anche quello di proporre percorsi con una propria, forte identità. Legandosi al patrimonio del museo, l’offerta infatti cambierà da paese a paese, da quartiere a quartiere, caratterizzandosi e differenziandosi. L’offerta di percorsi non sarà più quella generica legata ai monumenti, al classico giro intorno alle piazze principali o ai punti panoramici, o, volendo allargare, alle strade del vino, ma assumerà così un valore veramente locale e votato alla scoperta del territorio, partendo dalle collezioni che il territorio stesso ha prodotto. Così, dove esiste solo un ecomuseo, l’offerta si concentrerà in percorsi sull’ambiente; dove c’è un etnografico sulle tradizioni popolari, mentre dove ci sono collezioni raccolte e donate da collezionisti, potrebbe legarsi ai personaggi che l’hanno creata.
Ciò si applica anche quando esistono più musei sul territorio, creando un sistema policentrico, dando così importanza alle diverse identità del territorio e dando la possibilità di un maggior numero di approfondimenti.
 

Conclusione


In conclusione, la rivalutazione delle realtà locali non può prescindere dal porre al centro dei vari progetti, la più alta espressione della territorialità quale il museo. Ponendo il museo e la sua identità al centro di un’offerta turistica, si da un forte carattere all’intera visita, non più legata ai generi valori italiani, ma a beni fisici creati dal territorio nel corso della sua storia.
Per fare ciò, occorre che il museo si faccia centro anche delle diverse esperienze vivibili sul territorio, e che le altre realtà del territorio raccontino il museo, in uno scambio costante e diversificato che non potrà altro che portare buoni frutti a chi lo vive.