La Pinacoteca Comunale di Faenza

15 marzo 2016 - 12:03

Se si pensa a Faenza subito ci si ricollega alla ceramica ma dietro le porte dei suoi palazzi si celano preziose opere d'arte: uno di questi scrigni è la Pinacoteca Comunale.

Faenza è nota soprattutto per il suo profondo legame con la ceramica, pochi invece conoscono la sua importanza come città d’arte.

La piazza del Popolo, il duomo progettato dall’architetto rinascimentale Giuliano da Maiano, i palazzi neoclassici nascosti tra le vie della città romagnola, l’atmosfera calda e serena della città, sono alcuni dei motivi per dedicare a Faenza una visita che vada oltre al famoso museo della Ceramica.
La Pinacoteca di Faenza ne è un esempio lampante. Nel museo faentino, sconosciuto ai più, si possono ammirare opere di grandissimo valore sia storico sia artistico, capaci di testimoniare lo stretto rapporto di Faenza col rinascimento fiorentino (i confini di Firenze arrivavano fino a Castrocaro, appena 20 km dalla città romagnola), ma anche l’evolversi del gusto artistico nel corso dei secoli.
L’arco temporale coperto dalla Pinacoteca va dall’alto Medioevo fino ai primissimi anni del XX secolo, con un’appendice contemporanea molto importante dovuta alla presenza della collezione Bianchedi Bettoli/Vallunga.

La collezione medievale non è di particolare rilevanza, qualche lacerto altomedievale, alcune opere provenienti da donazioni o acquisti (come per le tavole riminesi e senesi), e alcune belle opere duecentesche, tra cui il crocifisso giuntesco del maestro di S. Maria in Borgo, ed un interessante avorio trecentesco della bottega veneziana degli Embriachi.

Il meglio di sé, la Pinacoteca lo esprime con l’ampia sezione rinascimentale. Come anticipato, forte è il rapporto col rinascimento fiorentino, ben testimoniato dalla presenza di opere di Benedetto da Maiano e Biagio D’Antonio, oltre a molti cassoni di manifattura fiorentina. Il fulcro di questa sezione è sicuramente l’opera simbolo del museo: il San Girolamo di Donatello. Dominatrice della sala dedicata, posta al centro e osservabile da tutti i lati, l’opera sembra essere stata commissionata direttamente da Astorgio Manfredi, signore di Faenza, all’artista fiorentino dopo il suo ritorno da Padova. Si tratta di un’opera della vecchiaia di Donatello, periodo in cui lo scultore estremizzava gli aspetti drammatici per risultati di forte espressività emotiva. Così, nella scultura faentina, i tendini dei muscoli sono tesi, il corpo è prosciugato e sofferente per la lunga penitenza del santo, anche il volto, indagato con crudo naturalismo nel suo essere smunto e invecchiato, si mostra vitreo e affaticato, quasi che il peso delle molte sofferenze fosse ormai insostenibile dal corpo di san Girolamo; infine, la tensione drammatica è accentuata dalla lieve torsione del santo. Un’opera densa, eseguita in uno stile “estremo” che non fu mai veramente apprezzato dai suoi concittadini.

Proseguendo nella visita, grande attenzione deve essere riposta alle opere di Marco Palmezzano, il più importante pittore romagnolo del XV secolo. È facile lasciarsi catturare dalla pittura polita del giovane Palmezzano, dalle sue grandi campiture dense di colore capaci di donare una piena plasticità alle sue figure, con un’attenzione sempre vive verso le novità provenienti da Venezia. Un’intera sala è dedicata al pittore forlivese, con la particolarità che è stata ricavata nel vano scale del palazzo: le opere sono poste una sopra l’altra, come fosse un’antica collezione, e sono proprio le scale ad aiutare la loro osservazione!

Passato il rinascimento, si entra nell’ambito manieristico e controriformistico, con un’ampia sala dedicata alle pale d’altare, e un’altra alla pittura seicentesca, con alcune opere interessanti come Sacra Famiglia di Bernardino Strozzi.
Altro passaggio da non perdere è la sala delle nature morte, con un’opera attribuita addirittura a Francesco Guardi. Qui non è l’importanza dell’attribuzione ad attirare il nostro interesse, ma la delicata selezione delle opere, con dipinti dall’atmosfera intima e piacevole, capaci di evocare calde atmosfere familiari e rivalutare soggetti spesso poco interessati dagli studi come le nature morte: non a caso queste di Faenza sono tra le opere preferite di Antonio Paolucci, ex direttore degli Uffizi e oggi ai Musei Vaticani, il quale ha mosso i suoi primi passi di storico dell’arte proprio a Faenza.
Il nostro viaggio prosegue verso il salone d’ingresso, dove sono esposte le sculture di molti artisti faentini di inizio novecento: Domenico Baccarini, Ercole Drei, Angelo Biancini e soprattutto Domenico Rambelli, riconosciuto come uno dei più grandi scultori monumentali italiani del novecento. Ad impreziosire la sale, ci sono anche due busti di Auguste Rodin, presenti a Faenza sin da inizio novecento e che gli artisti sopra citati dovevano conoscere.
Per ultima si accede alla collezione Bianchedi Bettoli/Vallunga, la quale presenta artisti centrali per la vita artistica italiana del ‘900: Gino Severini, Carlo Carrà durante il periodo del ritorno alla figura, Alberto Savinio surrealista, Giorgio de Chirico sul declinare dell’esperienza metafisica, Felice Casorati, Giorgio Morandi, Mario Mafai, Mino Maccari, e altri ancora. La collezione si caratterizza per l’alta qualità dei dipinti esposti, capaci di descrivere bene il periodo artistico vissuto dai pittore nonostante non ci siano opere iconiche, segno di una scelta molto precisa e meticolosa in fase d’acquisizione.

In conclusione, la Pinacoteca di Faenza è un piccolo museo di assoluto valore, meritevole di essere una tappa obbligatorio di chiunque si fermi nel bel centro romagnolo, al pari del ben più rinomato Museo della Ceramica. Non è comune la presenza di una collezione di elevata qualità in poche sale, e proprio per ciò dovrebbe essere molto più noto a tutti gli amanti della cultura.

Opera inaspettata: Maestro della Pala Bertoni, Madonna col bambino, S. Giovanni Evangelista e il beato Giacomo Filippo
Questa grande pala d’altare, eseguita da un pittore molto originale dalle ottime capacità, è l’opera poco nota su cui vogliamo attirare l’interesse! L’aspetto più interessante è la matrice ferrarese della pala, insieme alla carica espressionista dell’autore.


Informazioni per la visita:
La Pinacoteca è aperta il sabato, la domenica e i giorni festivi:
da ottobre a maggio dalle ore 10 alle ore 18;
da giugno a settembre dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 19.
La Pinacoteca è visitabile anche dal martedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 13 suonando il campanello di Va S.Maria dell'Angelo 5 oppure telefonando al numero 0546 680251.
Lunedì chiuso.

Biglietto: a persona € 3,00.
Sono forniti gratuitamente audioguide per la visita.
Nel salone di ingresso è disponibile collegamento wifi libero.
Ingresso gratuito il primo sabato e domenica di ogni mese.
Ingresso gratuito: ragazzi fino a 16 anni, studenti delle scuole di Faenza, tour operator, giornalisti, portatori di handicap, soci ICOM, possessori di Romagna Visit Card, altre categorie segnalate dalle norme vigenti.
www.pinacotecafaenza.racine.ra.it